I bambini adottabili, siano essi italiani o stranieri, hanno sempre vissuto una fase di abbandono e di deprivazione affettiva e materiale, con conseguente elaborazione di sentimenti depressivi che determinano effetti negativi sulla strutturazione della loro personalità.
Ne consegue che i genitori adottivi devono presentare delle capacità specifiche rispetto ai normali genitori, essendo la loro funzione non semplicemente di cura e di educazione del bambino, ma anche e soprattutto terapeutica e di recupero.
Ai fini della dichiarazione di idoneità alla adozione è necessaria pertanto una rigorosa valutazione della concreta disponibilità e capacità a svolgere un opera di ristrutturazione, adattamento e inserimento sociale proficuo di una personalità che ha subito danni, non essendo sufficiente a tal fine una generica disponibilità a voler bene.
Occorre certamente garantire il bambino, ma anche non creare difficoltà future ai coniugi, in quanto il fallimento eventuale del rapporto adottivo può essere un potente fattore disgregante della famiglia.
E’ ovvio che un positivo inserimento di un minore nella nuova famiglia può ipotizzarsi non solo se la personalità dei coniugi presenta caratteristiche positive, ma anche e soprattutto se non risultano esistenti fattori di rischio.
In tal senso vanno evidenziate, ad esempio con specifico riferimento alla adozione internazionale, le inevitabili difficoltà di inserimento di un minore straniero, di cultura, religione e colore di pelle differenti, in un nuovo contesto socio familiare.
Sarà necessario quindi che gli adottanti abbiano buone capacità di adattamento e soprattutto che la motivazione adottiva sia corretta, ed in particolare che non risulti inficiata da fattori di tipo:
– sociale (desiderio di sentirsi una famiglia “normale”);
– compensatori ( di uno stato di povertà emotiva ed affettiva a livello coniugale);
– sostitutivi (desiderio di sperimentare l’adozione come ricerca e sostituzione del figlio mai nato, e, come tale, inevitabilmente idealizzato);
– ereditari (ragioni economico-finanziarie).
Sarà indispensabile inoltre l’assenza di aspettative rigide nei confronti del minore (rischio di rifiuto del bambino da parte degli adottanti se questo non corrisponde all’immagine fantastica che gli stessi si sono costruiti).
Non di rado accade che i coniugi aspiranti all’adozione, anche grazie al sostegno ricevuto dagli operatori dei servizi sociali, siano chiamati a compiere dall’epoca della domanda un percorso significativo di maturazione e di attesa riguardo alla scelta operata per consentire di ritenere insussistenti i fattori di rischio sopra descritti.
Una coppia di coniugi, per poter essere dichiarata idonea all’adozione, deve perciò in sintesi essere in grado di offrire:
– un’immagine di se ben strutturata a livello sociale e lavorativo;
– un legame di coppia caratterizzato da una soddisfacente intesa, da stima reciproca e da una flessibile e dinamica complementare dei ruoli;
– valide risorse affettive;
– una motivazione adottiva legata essenzialmente al desiderio di vivere una condizione familiare più ricca e gratificante.
L’adozione è l’espressione più tangibile di una scelta di maternità e paternità responsabili.
Nessuna adozione nasce dalla casualità